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L’ultimo metro di pellicola: un toccante omaggio alla magia del nastro perforato


In Italia la data del 31 Dicembre 2013 segnò simbolicamente il passaggio dal cinema analogico a quello digitale, in due parole... addio pellicola! Ma, sebbene a dettare le 'regole del gioco' sia il processo tecnologico, sono molti - tra registi e addetti ai lavori - a difendere la magia del nastro perforato, supporto ideato nel 1885 dal reverendo Hannibal Goodwin che fece la fortuna del più scaltro George Eastman, fondatore della famosa Eastman Kodak Co. A tal proposito basti ricordare alcuni recenti successi girati in Super 16, 35, o addirittura in 70mm, quali: Interstellar, di Christopher Nolan (2014); Jurassic World, di Colin Trevorrow (2015); Spectre, di Sam Mendes (2015); Star Wars: Il Risveglio della Forza, di J.J. Abrams (2015); Il Ponte delle Spie, di Steven Spielberg (2015); Carol, di Todd Haynes (2015); The Hateful Eight, di Quentin Tarantino (2015). Nel 2014 fece ad esempio scalpore il caso di Ken Loach che, costretto a interrompere le riprese di Jimmy’s Hall per aver finito la pellicola a sua disposizione, lanciò un S.O.S. a tutte le Case di Produzione chiedendo loro di inviargli qualche bobina eventualmente avanzata. Tra gli aiuti giunti da ogni parte del Pianeta, il più consistente arrivò dalla Pixar: metri e metri di splendido triacetato di cellulosa. Anche nel Bel Paese, però, non mancano i nostalgici dell’analogico, prova ne sono La grande bellezza, Youth - La giovinezza e Il racconto dei racconti - Tale of Tales - i primi due di Paolo Sorrentino, e il terzo di Matteo Garrone - realizzati con supporti non digitali.... (Go to Article)

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